Storia e leggenda di uno dei dolci più tipici della festività dei Morti
La Cattedrale di San Gerlando è il luogo più suggestivo di Agrigento: da 9 secoli domina il centro storico custodendo misteriosi oggetti e leggende.
L’Altarolo e la Leggenda della Vera Croce. Al tempo della I Crociata, il conte normanno Ruggero D’Altavilla riconquistò alla cristianità la Sicilia. Rievangelizzare la popolazione dopo secoli di dominio saraceno richiedeva eccezionali doti umane e spirituali. Per questo il conte volle Gerlando di Besançon come Vescovo di Agrigento. Egli adempì in modo così esemplare al suo alto ufficio da ottenere presto la devozione di tutti e molto più tardi la santità. Negli anni in cui i Crociati conquistavano Gerusalemme, Gerlando ultimò la Cattedrale. Al suo interno verrà gelosamente custodito per secoli l’Altarolo: un piccolo altare portatile con cui i Crociati celebravano messa nei campi di battaglia. Perché fu tenuto nascosto dentro un tabernacolo dedicato a San Gerlando? Era suo o gli fu portato in dono dalla Terrasanta? Certo è che su un lato dell’Altarolo – oggi esposto al MUDIA – sono raffigurati David e Salomone adoranti una Croce bizantina: motivo legato alla “Leggenda della Vera Croce”, nota a quel tempo solo in Oriente e di cui Gerlando fu il primo divulgatore.
Il Santo e il Paladino. Negli ambienti della Cattedrale si trova un’urna di vetro con un corpo imbalsamato. Ufficialmente è San Felice Martire. Con questo nome, però, vi sono 15 martiri riconosciuti dalla Chiesa e stranamente non è dato sapere quale sia di essi. Le inusuali vesti alimentano un’altra ipotesi. Un’antica tradizione vuole che sia Brandimarte, prode paladino di Carlo Magno. L’eroe morì lottando con Orlando e Oliviero contro 3 cavalieri saraceni in un epico duello a Lampedusa. Per officiare le esequie, Orlando volle che il corpo fosse traslato ad grigento e sepolto in Cattedrale. L’episodio è narrato da Ludovico Ariosto nei canti XLII-XLIII dell’Orlando Furioso. Di chi è, dunque, il corpo nella bara di vetro? Del cavaliere o del santo? L’enigma resta.
La Lettera del Diavolo. Nel 1676 Suor Maria Crocifissa fu trovata ansimante a terra con un foglio vergato da strani segni. Soccorsa dalle suore, raccontò d’essere stata tentata dal demonio. Satana tentò invano la sorella con varie lusinghe e promesse, poi cominciò a mi-nacciarla. Alla fine prese un foglio, lo consegnò ad un suo demone e dettò le condizioni da far sottoscrivere alla suora. La poveretta, invece di firmare, aggiunse di suo pugno soltanto “Ohimè!” Satana infuriato la lasciò minacciando atrocità se non avesse adempiuto a quanto scritto sul foglio. A tutt’oggi indecifrata, la Lettera del Diavolo è esposta nella Torre Campanaria della Cattedrale. Cosa c’è scritto? Quali orribili pretese nasconde? Decine di esperti l’hanno esaminata ma nessuno è riuscito mai a decodificarla. I misteri continuano.
Storia e leggenda di uno dei dolci più tipici della festività dei Morti