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Nel mese di febbraio, mentre altrove l’inverno raggela il paesaggio, nella Valle dei Templi la natura lo scalza con una irriducibile esplosione di fiori: sono i candidi fiori del mandorlo che anticipano il miracolo della vita che si rinnova. Uno scenario da fiaba si offre alla vista: tante candide nuvole sembrano essersi posate sui tronchi dei mandorli. Secondo alcuni miti la fioritura del mandorlo sarebbe legata all’amore fra Acamante, figlio dell’eroe greco Teseo, e Fillide, giovane principessa Tracia. Virgilio nel secondo libro dell’Eneide narra che Acamante fu tra i soldati scelti per nascondersi nel ventre del famoso Cavallo di Troia: l’ingegnoso stratagemma che Ulisse usò per espugnare la città dopo dieci anni d’assedio. Distrutta Troia, i greci fecero ritorno in patria. Non vedendo fra i reduci il proprio amato, Fillide cominciò a temere il peggio. Trascorsero i giorni e i mesi. Dopo varie traversie in mare, Acamante finalmente giunse a casa ma troppo tardi: Fillide si era lasciata morire dal dolore e la dea Atena, mossa a compassione, l’aveva mutata in un albero di mandorlo. Acamante cercò e trovò l’albero e, in lacrime, strinse il tronco in un appassionato abbraccio. Fu allora che dai nudi rami spuntarono innumerevoli fiori per la gioia dell’amore ritrovato. Da oltre mezzo secolo lo spettacolo della vita che si rinnova è celebrato nella Festa del Mandorlo in Fiore: festa internazionale della concordia fra i popoli che giungono ad Agrigento, nella Valle dei Templi nella prima decade di Marzo per celebrare il valore della pace.
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